Mara Bomben parole e immagini

Pagine di poesie e romanzi della scrittrice Mara Bomben. Illustrazioni ed opere pittoriche del marito Furio Bomben

IL viaggiatore nel vento

copertina tratta dal romanzo "Il viaggiatore nel vento" edito dalle Edizioni "Italo Svevo"di Trieste Euro 14.00 acquistabile anche on line

mercoledì 3 settembre 2014

IL MIO NUOVO LIBRO SUL MARE DI TRIESTE

Pubblicato da Mara Bomben alle 23:33 Nessun commento:

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Ritratto del cane "Neve"

Questo splendido lupo verrà addottato da Luca Viviani proprio in una sera di neve e diventerà il suo migliore amico

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Informazioni personali

Mara Bomben: Trieste, Italy; Mara Bomben vive a Trieste ed è una studiosa di storia ed arte medioevale. Ha collaborato ad alcuni giornali e pubblicato un libro di poesie correlato dalle illustrazioni di Furio Bomben "Cittavecchia e nuovi amori". Dopo un romanzo d'amore ambientato a Venezia "Concerto per un amore", ha iniziato a scrivere la trilogia "mistery" dedicata a Luca Viviani, scrittore ed investigatore dell'occulto.Il primo volume già pubblicato per le Edizioni "italo Svevo" di Trieste s'intitola "Il viaggiatore nel vento".

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I GIALLI TRIESTINI DI LUCA VIVIANI DI MARA BOMBEN

Notte di pioggia di Furio Bomben

UNA POESIA ALLA SETTIMANA

NOTTE DI PIOGGIA

Mani di notte
stringono immagini di ieri
disperato amore
spento nelle cicche della sera
passi veloce domani
aspetta la pazzia di città
incontro, follia, musica di te
un maglione bianco sulla strada
troppo freddo, troppa pioggia
anima bagnata di dolore dove vai?

Concerto per un amore

Questo romanzo è ambientato a Venezia e vede come protagonista Paola, una giovane musicista ed Andrea un uomo forte e, nello stesso tempo, deluso dalla vita, alla ricerca di qualcuno a cui aggrapparsi per continuare a vivere. Un amore desiderato, sofferto, vissuto lungo i canali e le calli di una Venezia sempre diversa, dipinta attraverso le stagioni del cuore

Cittavecchia e nuovi amori

Breve raccolta di poesie divisa in due parti. La prima con una ventina di liriche dedicate alla cittavecchia triestina abbinate ad opere in bianco e nero in china di Furio Bomben; la seconda contiene poesie d'amore con delicati ritratti di fanciulle.

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Il viaggiatore nel vento

Luca Viviani è uno scrittore-sceneggiatore di film che torna dall'America nella sua città natale: Trieste. Ritrova vecchi amici, ma soprattutto vecchi nemici che, nel giro di pochi giorni, vengono uccisi da una mano sconosciuta. Sospettato dalla polizia, Luca decide di avviare una propria indagine che lo porterà a conoscere antiquari e studiosi, membri di una setta oscura. Quest'organizzazione, composta da boss della criminalità dell'Est, ricchi professionisti ed occultisti è alla ricerca del segreto di un potente alchimista del 700': Cagliostro. Tra assassinii ed inseguimenti mozzafiato Luca parteciperà. suo malgrado, alla scoperta di manufatti da cui dipende la sua vita e quella della sua famiglia. Viviani e suo fratello Enrico, novelli Sherlock Holmese Watson, si ritroveranno così catapultati in avventure notturne fra lapidi romane, tempietti longobardi e regge principesche. Un viaggio nel tempo che li porterà dall'antica Roma al Medioevo, dalla Rivoluzione francese agli Asburgo fino alla Rivoluzione d'ottobre.Una spy-story, un thriller storico, un mistery dove s'intrecciano passione e morte, corse contro il tempo e ricerche di oggetti dagli strani poteri, avventura e sentimento,congiure e tensione, rebus ed enigmi dal passato, colpi di scena e momenti di analisi interiore in questo che si potrebbe definire un piccolo "codice da Vinci"triestino.

LA NEBBIA SULL'ALTIPIANO

La Bmw di Alfredo Del Ben aveva appena passato il confine. Un confine che non esisteva più con il trattato di Schengen.
La sua giovane fidanzata aveva trascorso con lui una giornata veramente perfetta. Magnifica come tempo metereologico e come intesa sessuale.
Quella ragazza bionda lo stimolava in tutti i sensi. Non c'erano segreti fra loro. Sperimentavano sempre nuove sensazioni, nuove posizioni, nuove carezze che con nessun'altra aveva provato. Senza alcun pudore si erano confidati le più nascoste fantasie. Variazioni che, in seguito, avevano cercato di realizzare. Non'era nulla che lei si rifiutasse di fare. Questo faceva di Delja l'amante ideale.
Una mattina intera trascorsa tra le sue braccia, le sue mani, le sue gambe. Alla fine stanchi erano andati a mangiare in un agriturismo vicino ad Oslavia sull'altipiano a pochi km da Gorizia. Il pomeriggio era passato a comprare un paio di regali per la sorella e la madre che abitavano oltre il confine a Jamiano. La cena si era svolta al fresco sotto la pergola di un vecchio casolare tra il profumo di salsicce ed erba appena tagliata.
Ad Alfredo sembrava un altra vita. Quella giornata d'autunno un tempo sarebbe stata ufficialmente un impegno di lavoro sul Collio per la moglie che lo aspettava a Trieste.
Aspettava sempre Maria e criticava tutto. Sempre. Qualunque cosa facesse. Sospettosa ed oppressiva. Ora, meno male, Maria era morta. Delja era tutto il contrario. Il "codice" gli aveva tolto quel grosso peso dalla sua vita. Fra qualche mese avrebbe sposato il suo giovane amore e tutto sarebbe cambiato.
Quando l'aveva salutata davanti al suo piccolo podere di campagna, aveva rimpianto di non essere rimasto con lei a respirare l'autunno sull'altipiano con i suoi profumi, con le sue albe incredibilmente chiare fra le colline.
Ma doveva tornare.
Rivedere Trieste. Ritrovare le sue pile di carte. Abbracciare gli amici. Sarebbe dovuto partire un po' prima verso le 17.00. Invece erano ormai le 19.30 di sera. Il sole era tramontato da tempo e sulla conca di pianura attorno a Gorizia stava scendendo la nebbia. Una bruma fredda ed umida che in pochi minuti avrebbe avvolto case, paesini e alberi lungo la strada che andava verso il Vallone.
Accese gli anabbaglianti della sua Bmw. La visibilità era adesso di circa 100 metri. Ancora buona. Ma ben presto la nebbia sarebbe diventata più fitta.
Vide le luci di un posto di blocco a lato di un ristorante. Rallentò la velocità. Non amava essere fermato dai vigili urbani. Era meglio essere prudenti.
L'automobile che lo sorpassò era una Renault Picasso che gli lampeggiò con i fari per costringerlo a farsi da parte. Toccò i freni e permise all'auto di rientrare nella corsia. Un agente si sporse da dietro un albero facendo cenno con la paletta di accostare. Violazione del limite di velocità e sorpasso sulla doppia linea continua. Una bella multa. Sogghignò soddisfatto.
Così imparava a superarlo. Lui raramente si faceva passare su quella strada. Era troppo stretta e a curve. Pericolosa e mortale in caso di scontro frontale.
Guardò nello specchietto retrovisore. Nessuna macchina era dietro a lui. La strada cominciava ad inerpicarsi fra le colline e gli alberi e i cespugli di rovi e sommacco.
I paletti catarifrangenti ai lati erano spariti.
Nessun lampione. La più completa oscurità.
Cominciò ad accendere gli abbaglianti di tanto in tanto.
Appena prima di ogni curva. Conosceva il percorso a memoria., ma non voleva ricevere sorprese da parte di chi poteva essere nella corsia opposta. Facendo così avrebbe capito il suo avvicinamento e forse avrebbe rallentato.
Una luce abbagliò le lenti dei suoi occhiali. Un grosso Suv era dietro a lui. Spostò lo specchietto e continuò a guardare avanti. Dalla laterale che veniva da un piccolo paese in una dolina del Carso, sbucò una Smart. Non riuscì a intravedere chi la stava guidando. Scorse capelli scuri di là del finestrino.
Ora aveva due luci rosse di posizione di un'auto davanti alla sua. Ottimo per distinguere le curve della strada.
Si avvicinò e si mise nella scia della Smart.
Anche il Suv aveva accelerato e probabilmente era intenzionato a sorpassarlo. Sull'unico rettilineo, davanti alle caserme dei carabinieri, rallentò vistosamente per farsi superare. Ma, misteriosamente, anche il fuoristrada aveva abbassato l'andatura.
Sentì freddo. Forse perchè indossava solo una polo a manica corta. Accese il riscaldamento. "Stupida cosa da farsi in autunno" pensò. Sarebbe stato meglio fermarsi e cercare nel bagagliaio un maglione di lana. Unica soluzione logica raggungere al più presto l'autogrill del casello del Lisert e bere un buon caffè caldo.
Segnalò con la freccia di sorpassare la Smart. Ma, proprio in quell'istante, la piccola utilitaria si spostò al centro della carreggiata con l'intenzione di dirigersi a sinistra verso il confine di Jamiano. La superò all'interno sulla destra. Ora non c'era più nessuno davanti alla sua Bmw.
Adesso la nebbia era diventata una coltre fittissima oltre il parabrezza. Non aveva più di 10 metri di visibilità. Diminuì la velocità fino a trenta all'ora.
Ormai si trovava nel tratto più stretto della strada del Vallone.
Solo una ringhiera di ferro separava la sua auto da un baratro di un centinaio di metri sopra la foce del Timavo. La ciminiera della cartiera faceva uscire una nuvola rosa, luminosa e fluorescente nella notte. Lontano le luci di Monfalcone non si vedevano neanche più. Puntini appannati nell'oscurità.
Il Suv lo sorpassò su un tornante, affiancandosi a lui. Per un attimo intravide il profilo di un uomo robusto, completamente calvo. Un serbo? Un croato, forse.
Ebbe paura. Un'angoscia incontrollata. Ma chi voleva ucciderlo, buttandolo fuori strada? Era sempre stato fedele al "codice dell'ombra". Non c'era motivo di preoccuparsi. Era quell'umidità. quel buio che rendeva tutto più spaventoso.
Quella nebbia mortale non l'avrebbe portato via. Ormai i lampioni dell'area di servizio dovevano essere vicini.
Il Suv girò verso l'autostrada e sparì dietro il casello.
Tirando un sospiro di sollievo, dopo alcuni minuti, Alfredo Del Ben posteggiò la sua Bmw davanti al bar dell'autogrill.
Altre due macchine erano accanto alla sua. All'interno peluche colorati e depliant di Trieste.
"Turisti e famiglie con bambini" pensò alzandosi il bavero della giacca. Invece al bancone del bar c'erano quattro ragazze sui vent'anni. Due bionde, una castana e una rossa che ridevano con accento slavo.
Ordinò un caffè lungo. Molto caldo.
Mentre rompeva la bustina con lo zucchero le sbirciò da sotto gli occhiali.
Erano molto belle e parevano disinibite. Vestiti discinti e trucco pesante. Una gli chiese una sigaretta e delle informazioni su un albergo a poco prezzo in città. La serata, anzi la notte stava prendendo una svolta inattesa. Delja non avrebbe saputo mai nulla.
E poi era ancora un uomo libero.
Decise di passare all'azione. I soldi erano un ottimo specchietto per agganciare belle ragazze. Aprì il portafoglio, facendo emergere alcune banconote da 100 euro, varie carte di credito e master-card gold. Offrì da bere a tutte. Qualsiasi cosa avessero desiderato.
La biondina più giovane si era alzata intenzionalmente la gonna corta sul seggiolino del banco. Avrebbe provato con quella.
Dopo tre bicchieri di bacardi sembrava già ubriaca. Si offrì di accompagnarla in centro, seguendo una delle macchine delle sue amiche. L'altra l'avrebbero recuperata la mattina dopo. Sobrie.
Lei accettò e, prendendolo sottobraccio, uscirono nel parcheggio. La ragazza dai capelli rossi non abbandonò la sua compagna di viaggio e si sedette sul sedile posteriore della Bmw. Parlavano in italiano stentato. Conversazioni del più e del meno. Soprattutto delle bellezze della Croazia, patria delle due adolescenti.
Prima di uscire a Opicina, Katrina - così si chiamava la biondina - lo pregò di accostare sotto il cavalcavia. Il freddo, la bibita e la gonna corta le avevano fatto un certo effetto.
Erano avvolti nel buio e nella nebbia. Neanche i camionisti correvano sulla circonvalazione in quella notte.
Alfredo accese la piccola luce interna. Katrina gli mise la mano sulla coscia e con l'altra tentò di aprire la portiera.
Non ci riuscì. Lui la fermò per il braccio sporgendosi verso di lei.
La ragazza dai capelli rossi passò rapidamente le mani fra i due sedili, afferrando la testa di Alfredo. Poi, con un movimento secco, gli torse il collo.
Un rumore impercettibile di ossa rotte e il sogno d'amore di un famoso immobiliarista triestino erano spariti nella bruma fredda dell'autunno. Alfredo era morto.
Gli ordini erano di simulare un incidente d'auto. Tutto sarebbe stato eseguito nel minor tempo possibile.
Le due ragazze uscirono dalla Bmw. Compiaciute, si strinsero la mano tenendosi per il gomito. Un gesto militaresco.
Truppe scelte. Erano state efficaci e micidiali come solo le donne dell'Est sanno essere.
Erano state addestrate perfettamente.

FURIO BOMBEN

Romanticismo, nostalgia, rimpianto per il tempo andato contraddistinguono le opere di Furio Bomben. Da oltre trent'anni l'attenzione documentaristica per la Cittavecchia triestina pervade le chine colorate dei suoi quadri. Un mondo perduto, mai dimenticato. Dipinto con una tecnica unica che fonde, per la prima volta insieme, disegno, china e tempera.
La poesia affiora nelle splendide vedute del mare con i vecchi barconi abbandonati ed i tramonti tra i fari nel golfo e nel Carso con i sentieri e le case diroccate e silenziose. Pennellate morbide accarezzano i ritratti dei personaggi del romanzo. Brevi immagini che esprimono stati d'animo, gioie e dolori, pensieri immersi negli sfondi di una Trieste di oggi, solare e malinconica, a volte misteriosa. Una Trieste che vive di un passato dipinto con i colori aspri e profondi di una storia antica e straordinaria.

LE RAGAZZE DELL'EST

Vecchie case sul Carso di Trieste

Marina triestina

PROLOGO DEL ROMANZO "IL VIAGGIATORE NEL VENTO"

A volte, quando si torna a casa, si rivede in un lampo tutta la vita. Tanti flash veloci. Attimi di felicità. Ricordi tristi.
A seconda del sole o della pioggia che ti bagna, rivedere la propria città, dopo molti anni, dà sensazioni opposte.
Paura di un passato che attende il viaggiatore? O gioioso desiderio di ritrovare i luoghi amati? Amici mai dimenticati.
Forse qualche amore che aspetta ancora un vecchio vagabondo.
Quando si torna a casa, non s'immagina che la propria vita cambierà, rompendo l'andamento, fino a quel momento lineare della propria esistenza. Non ci sono inaspettate novità dietro le curve di una strada conosciuta o camminando in una via dove si è passata l'infanzia.
La città è come una casa. Bella o brutta che sia bisogna tornarci prima o poi. Prima o poi. A volte il cuore dice mai.
Eppure ci sono luoghi che ti appartengono dentro. Non solo muri, viali, portoni, alberi, negozi. Ma arie, profumi, odori.
I colori della tua anima.
Trieste è soprattutto vento.
La bora fredda d'inverno, frizzante in primavera.
Quando torna il vento nei tuoi polmoni, sai già che qualcosa sta cambiando. Il vento è un sogno che vorresti possedere, ma comprendi che è lui che ti ha conquistato. Ti farà cadere e ti rialzerà.
A Trieste, quando torna il vento, sai di essere tornato a casa.

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